Nel recente passato l'uomo, vittima della sua arrogante ignoranza, ha creduto o ha voluto credere che le riserve arboree del nostro pianeta fossero inesauribili.

Forte di questa convinzione, per necessità ma anche per lucro, ha abbattuto enormi estensioni di alberi senza preoccuparsi minimamente di sostituirle con nuovi impianti.

 

 

Non soddisfatto di queste devastazioni, l'uomo ha sviluppato nella gran parte dei terreni rimasti "nudi" una nuova agricoltura: la "monocoltura intensiva".

          

Per sostenere il ritmo produttivo di questo sistema di agricoltura sono stati utilizzati forti quantitativi di concimi chimici, fitofarmaci e diserbanti; a causa del sistema con il quale sono stati impiegati e delle grandi quantità adoperate questi prodotti chimici hanno  provocato nei  terreni un'allarmante stato  di degrado e di inquinamento.

 

Parte di queste superfici "liberate" dagli alberi sono servite per un intenso sviluppo di attività industriali, artigianali e commerciali, attività che hanno ulteriormente contribuito ad aggravare il già precario equilibrio ambientale.

 

Altro grave elemento inquinante è stata l'imponente mole di costruzioni abitative, le quali logicamente comportano l'emissione di gas nocivi dovuti principalmente al sistema di riscaldamento nonché notevoli quantitativi di rifiuti liquidi e solidi prodotti dall'uomo.

 

Attualmente se al degrado e all'inquinamento delle aree agricole e degli insediamenti industriali, artigianali, commerciali ed urbani si abbina il forte inquinamento atmosferico ed acustico prodotto da milioni di autoveicoli che giornalmente transitano sulle nostre strade, si può senza dubbio affermare che è stato alterato  e stravolto l'ambiente in cui viviamo. Di conseguenza la nostra coabitazione con il mondo vegetale ed il mondo animale viene resa ogni giorno più precaria.

 

       
 

Da questa sintetica analisi si può asserire senza tema di smentite che l’azione dell'uomo sull'ambiente è stata molto più nefasta  di tutte  le  calamità naturali avvenute nel ventesimo secolo.

 

 

     
       
 

Al fine di iniziare un'efficace azione di recupero è indispensabile ricreare ciò che è andato distrutto. Per questo un punto di partenza necessario per il nostro futuro è mettere a dimora gli alberi dei quali negli anni abbiamo causato la scomparsa.   

       
 
       
 

Purtroppo nell'ambito dell'arboricoltura, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, stiamo vivendo un momento di grande confusione, non distinguendo gli alberi da reddito da quelli permanenti, gli alberi ed arbusti infestanti e provvisori da quelli ornamentali.

Uno dei peggiori esempi di quanto grave sia già l'attuale situazione è dimostrato dalle aree di pianura e di collina impiantate irrazionalmente con alberi ed arbusti che nulla hanno a che fare con tali aree; inoltre l’estendersi di alberi ed arbusti prevalentemente infestanti sta provocando la più grande alterazione ambientale e paesaggistica mai vista fino ad ora, alterazione aggravata negli ultimi trent'anni dalla babelica nascita di numerosi parchi, giardini e viali sia privati che pubblici privi delle più elementari regole fisiologiche e pedologiche nonché di qualunque canone estetico.

Se questa situazione dovesse persistere, entro pochi decenni l'attuale preoccupante squilibrio  ambientale potrebbe aggravarsi fino a divenire irreversibile.

       
 
       
 

Da un severo esame critico sull'operato del settore arboreo agroecologico e paesaggistico - ambientale nell'ambito di terreni di pianura e di collina, ma anche di montagna, NEMUS ritiene urgente nel nostro Paese un approfondimento delle ricerche scientifiche riguardanti le molteplici discipline che sono fondamentali per il miglioramento dell'ambiente. 
Le ricerche scientifiche degli ultimi decenni hanno posto in luce nuove conoscenze nel campo dell’arboricoltura che si riferiscono principalmente alle condizioni necessarie per uno sviluppo razionale delle singole specie arboree.
Le nuove acquisizioni danno la possibilità di avere una migliore comprensione sia fisiologica che morfologica delle piante "coltivate": grazie a queste acquisizioni l'intervento dell'uomo può renderle maggiormente rispondenti alle finalità colturali.
Se è vero che l'arboricoltura è una scienza è altresì vero che solamente chi conosce profondamente questa scienza può dare un grande contributo all’attuazione di nuovi impianti  arborei, i quali non solo dovranno dare dei risultati ottimi e durevoli dal lato economico ed ambientale, ma potranno contribuire in modo sostanziale all'inserimento di nuove e consistenti forze lavorative.
Non è più accettabile che per soddisfare i sempre maggiori bisogni di legname si continuino ad abbattere enormi estensioni di alberi che sono nati e vivono allo stato naturale nei nostri boschi e nelle nostre foreste; è convinzione di
NEMUS che questi boschi e foreste debbano invece essere sottoposti ad un monitoraggio continuo e crescente da parte di tecnici ed arboricoltori di provata esperienza. 
Solo ed esclusivamente quando gli alberi che fanno parte di queste "oasi verdi" si avvicinano alla loro "fase terminale" si potrà utilizzare una parte di essi come legname da reddito.       

       
      
       
 

La nuova arboricoltura agroecologica finalizzata alla produzione di legno da opera pregiato si deve eseguire in specifici terreni agricoli planiziali e collinari, mentre quella finalizzata alla produzione di legname di origine cedua và eseguita nei terreni agricoli planiziali e collinari incolti od abbandonati.

La nuova arboricoltura paesaggistico - ambientale finalizzata alla creazione di parchi, di giardini, di boschi a ridosso di zone industriali ed artigianali, di boschi collinari e pedemontani, di impianti arborei a ridosso delle vie di comunicazione e dei corsi d'acqua, di viali nei centri abitati e nei centri industriali ed artigianali si deve eseguire con alberi ed arbusti indigeni o specie esotiche introdotte da lungo tempo nel nostro Paese e pertanto talmente ben acclimatate da essere considerate piante naturalizzate.

 

Tutto questo per NEMUS è:

       
 

"L’ARBORICOLTURA NUOVA E RIVOLUZIONARIA DEL TERZO MILLENNIO"

       
 

L'uomo non deve mai dimenticarsi che è nato, si è sviluppato ed ha progredito solamente perché esistono gli alberi e che gli alberi sono quindi per l'uomo qualcosa di insostituibile.
E’ inoltre convinzione di
NEMUS che sia nostro preciso dovere verso le future generazioni lasciare non solo il patrimonio riguardante le grandi scoperte scientifiche e tecnologiche, ma anche un altro patrimonio di inestimabile valore: il "patrimonio alberi ".

 
   

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