In Italia i terreni agricoli planiziali e collinari coltivati a monocoltura intensiva sono oltre 8.000.000 di ettari di cui circa 650.000 ettari corrispondono all’habitat ideale delle rare specie arboree che producono in tempi relativamente brevi e con costi molto contenuti un legno da opera pregiato.

 

   La produzione di legno da opera pregiato riveste particolare importanza per il nostro Paese, il quale pur avendo uno sviluppo tecnologico fra i più avanzati in ambito internazionale per quanto concerne i prodotti “finiti” del legno, ha una notevole carenza di materia prima (tronchi grezzi e tavolame): tale produzione infatti è in grado di coprire appena il 20% circa del fabbisogno reale e la copertura riguarda quasi esclusivamente legno da opera comune; a questo riguardo è importante ricordare che l’Italia per importazione dall’estero di legno da opera spende centinaia di milioni di euro al mese e che le elevate capacità produttive dei terreni agricoli in oggetto possono largamente concorrere alla diminuzione di questo “deficit”.

 

   Le capacità produttive sono dovute non soltanto ai notevoli risultati delle ricerche scientifiche e delle esperienze pratiche da parte di tecnici ed operatori altamente specializzati in questo particolare settore dell’arboricoltura “produttiva”, ma anche al semplice fatto che poche nazioni come l’Italia sono geograficamente cosi privilegiate; tale privilegio è dovuto al fatto che il nostro Paese è immerso in un “catino” naturale di acqua temperata, il Mediterraneo, ed è protetto dai forti e freddi venti nordici da maestose catene montane, le Alpi. L’insieme dei fattori sopra citati permette di coltivare con sicuro successo le specie arboree di maggior pregio e, in particolari zone, di produrre un legno fra i più pregiati dell’intero Pianeta: il legno ricavato dal Noce nero (Juglans nigra L.) e del Noce comune (Juglans regia L.).

 

   Il rilancio dell’agricoltura attraverso l’arboricoltura da reddito finalizzata alla produzione di legno da opera pregiato prevede la creazione nel settore agricolo di ulteriori posti di lavoro. E’ doveroso inoltre evidenziare che consistenti impianti arborei “produttivi” rivestono una notevole e vitale importanza per il risanamento dell’ambiente.

 

   La possibilità per il mondo agricolo di scegliere l’opzione “legno da opera pregiato” richiede di piantare vaste superfici arboree tenendo in considerazione le prospettive molto favorevoli del mercato di tale legno, prospettive che permettono di usufruire di una nuova fonte molto redditizia.

 

 

Produzione di legno da opera pregiato

 

 

Acer pseudoplatanus L.

 

Fraxinus excelsior L.

 

Quercus robur L.

  

   Ogni specie di alberi ha il suo habitat, pertanto "coltivare" alberi per la produzione di legno da opera in zone nelle quali i caratteri ambientali e pedologici non corrispondano all’habitat del genere d’impianto di alberi che s’intende sviluppare è già un elemento economicamente molto negativo; altrettanto negativo economicamente è coltivare alberi da reddito in zone nelle quali per qualsivoglia motivo la coltivazione non sia possibile in tempi relativamente brevi e con costi di produzione molto contenuti. Questi sono i due elementi che, abbinati alla superficie ottimale (ogni specie arborea ha la sua superficie economicamente ottimale) usufruibile per la coltivazione arborea da reddito, rappresentano i fattori fondamentali che permettono l’analisi approfondita sia dei costi che dei realizzi.

 

   Nel nostro Paese il legno da opera di maggior interesse è ricavato da circa trenta specie di piante: solamente poche unità si riferiscono alle gimnosperme, conosciute più comunemente come conifere, mentre le più numerose e pregiate provengono dalle angiosperme, comunemente dette latifoglie.

 

   In base all’esperienza di oltre quarant’anni e di numerosi dati rilevati in ambito europeo, riferendosi ad un’arboricoltura "coltivata" nei terreni agricoli di pianura e di collina – i quali rientrano nell’habitat di maggiore idoneità per la migliore produzione qualitativa e quantitativa di legno da opera – si possono ottenere i seguenti risultati:

  • "turni produttivi": da 20 a 40 anni;

  • "produzione/Ha": da 270 a 400 mc.

 

Juglans nigra L.

 

Juglans regia L.

 

Quercus petraea Lieblein

   Il grande divario dei tempi e dei quantitativi produttivi deriva da molteplici fattori, quali la fertilità e l’ubicazione del terreno, le specie arboree utilizzabili e – elemento determinante – dal sistema di stimolazione concernente lo sviluppo e di conseguenza i tempi di "maturazione" della pianta.

 

 

Specie arboree di maggior interesse

 

 

 

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